Immersi nelle tecnologie che non garantiscono ancora  a tutti i cittadini la medesima possibilità di accedervi, in questa sede circoscriveremo il campo all’uso ed all’impiego del computer che  non è solo un mezzo facilitante o compensativo, è soprattutto la possibilità di accedere ad informazioni, comunicazioni, in tempo reale.

Non possiamo più che mai non ritenere l’alfabetizzazione informatica uno degli elementi portanti della formazione delle persone minorate della vista, non solo al fine di godere del diritto all’educazione ed alla formazione, quanto e soprattutto per l’accesso alle informazioni, alle possibilità di controllo ambientale che essa consente.

Alcuni anni or sono, stanti i mezzi utilizzabili, affermammo che essa poteva essere indicativamente prevista dalla terza classe della scuola primaria, oggi la maggiore accessibilità e la più ampia presenza delle “nuove tecnologie” in numerose scuole, invita a non focalizzare l’attenzione sull’età dell’interessato quale riferimento ultimo.

A questo punto, potremmo chiederci quali siano allora i parametri utili a definire la risposta ai bisogni formativi della persona non vedente in rapporto all’uso delle nuove tecnologie. Quali parametri? Come districarsi  nella jungla dell’offerta proposta dagli abili venditori?

Nella scelta di un mezzo e dei relativi software adattivi dovremmo in primis soffermare l’attenzione sul potenziale residuo (abilità, competenze, momento di insorgenza della minorazione visiva, residuo visivo ove presente, motivazioni, situazione pregressa) e  in secundis  sulle necessità contingenti ed in divenire.

Quali motivazioni sostengono la necessità di apprendere l’uso del computer? Esiste una sostanziale differenza tra la situazione di uno studente non vedente che  abbia bisogno di acquisire competenze che gli permetteranno di ottimizzare le proprie performance e un adulto che, svincolato da esigenze contingenti, decida di frequentare un corso di alfabetizzazione informatica.

Nel caso dello studente le progettualità a lui rivolte dovranno tenere in grande considerazione l’integrità e l’armoniosità della persona con sano realismo giacché il computer, seppur potente, è solo un mezzo.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fiorire di iniziative che hanno visto i non vedenti impegnati nelle più svariate ardite performance, a fronte di una costante diminuzione del numero di laureati ed occupati sollecitando doverose riflessioni in ordine:

  • alla qualità dei progetti proposti in risposta i bisogni formativi;
  • alla coerenza delle attività:
  • alla preparazione e formazione del personale coinvolto;
  • alla compliance dei caregiver.

Il fiorire di esperti, associazioni, cooperative, istituti di formazione, gruppi di lavoro, tuttologi e quant’altro,  moltiplica l’offerta, ma vanifica qualunque possibilità di controllare la qualità del percorso proposto che sovente manca di una valutazione a monte.

L’incoerenza nelle attività che spesso vediamo proporre è infatti determinata dalla mancanza di una valutazione del potenziale residuo e delle aspettative dell’utente, nonché da una raccogliticcia formazione dei formatori.

Di recente, blasonati Enti avvalendosi di fondi pubblici, utilizzati a nostro avviso con leggiadria, propongono corsi di alfabetizzazione informatica di diverso livello con pacchetti orari irrisori a fasce delicate della popolazione. Tali formule suscitano in noi dubbi in merito alle modalità ed al metodo della proposta “a pacchetto”, che seppur accattivanti, si attagliano più alle beauty farm che ad un serio percorso di formazione.

La mancanza di una adeguata preparazione dei formatori può avere ricadute disastrose sull’utente ultimo, ma anche sulle aspettative dei caregiver e del personale coinvolto nel progetto educativo o di vita.

Le aspettative dei genitori e dei docenti giocano infatti un ruolo determinante e se mal investite possono interferire con la risposta ai bisogni formativi dello studente.

In altri termini, se le aspettative degli adulti di riferimento attribuiranno poteri miracolistici ai mezzi informatici verranno trascurate altre importanti attività indispensabili ad una sana crescita, viceversa se considereranno eccessivamente faticoso o discriminante un certo tipo di percorso, l’alunno non godrà della necessaria motivazione di contesto.

Il computer, per quanto importante sia, è un mezzo che  deve essere al servizio degli alunni non potendo essere introdotto tanto per tentare,  vedere se funziona, o peggio perché ottenuto gratuitamente.

Una progettualità seria non può essere affidata ad empirismi, l’introduzione di qualunque mezzo didattico, ivi compreso il computer, non può prescindere da una accurata ricognizione dei bisogni formativi e del potenziale esprimibile dell’alunno minorato della vista.

Il computer è un mezzo facilitante e in quanto tale:

  • permette di applicare strategie didattiche diverse;
  • vicaria alcuni degli svantaggi derivanti dalla minorazione visiva;
  • non risolve tutti i problemi e non effettua miracoli;
  • abbatte i tempi di gestione dei testi (purché in formato digitale);
  • facilita il controllo e la correzione degli errori, con possibilità di lavorare in più ambiti contemporaneamente;
  • consente di manipolare numerose variabili simultaneamente;
  • dà accesso ad una quantità di informazioni non immaginabile per un non vedente prima dell’era informatica.

L’impiego delle nuove tecnologie, in particolare del computer, ha comportato nella vita dei non vedenti una vera e propria rivoluzione.

Nell’alunno non vedente l’uso del computer favorisce inoltre, ancor più che nei compagni vedenti, l’acquisizione di metacognizioni relative a: flessibilità mentale orientata al problem solving; possibilità di riorganizzare più volte il proprio processo di apprendimento ripartendo dal dato acquisito e introiettandolo per livelli successivi; finalizzazione delle risorse cognitive al raggiungimento dell’obiettivo fissato.

Tutto ciò a patto che le figure di riferimento non esprimano valutazioni derivanti da propri controtranfert ritenendo per esempio non idonea l’introduzione dei mezzi informatici in quanto precoce o faticosa o discriminante in quanto mezzo non ancora utilizzato dai compagni di classe.

Quando potremmo trarre giovamento essendo minorati della vista, ma non ciechi dall’impiego delle nuove tecnologie? Ad esempio quando la risposta ad un bisogno può essere determinata dalla necessità di adottare un mezzo diverso per garantire l’apprendimento della letto -scrittura a quegli ipovedenti che vedono abbastanza per utilizzare la scrittura in nero, ma che non possono organizzare la coordinazione oculo – manuale su un piano orizzontale o ergonomico con mezzi di scrittura comuni. Altro esempio potrebbe essere dato dalla presenza di patologie progressive, l’uso del computer in tal caso accompagnerebbe il discente consentendogli di continuare a scrivere, ove non più possibile con mezzi comuni, conservando le autonomie acquisite.

Il mezzo deve essere scelto e non acquistato per sentito dire, perché quello individuato per una persona quale più utile può non essere adatto per altri.

“Nuove tecnologie” per chi? Per tutti i cittadini abili e diversamente abili? E per i cittadini minorati della vista? Cittadini a tutti gli effetti con accesso al mezzo più idoneo, previa prescrizione del clinico referente, con erogazione a norma del Nomenclatore tariffario in alcune Regioni del bel Paese; in altre… cittadini di serie B, in perenne lotta con appalti che propongono a dir poco mezzi indecenti, come accade ad es. ad un giovane residente in una bella e ricca provincia del Nord Est per cui era stata richiesta sintesi vocale e display Braille salvo vedersi recapitare uno scanner per libera interpretazione della Ditta cui era stato appaltato il servizio.

La scelta del mezzo deve calarsi nella realtà dell’utilizzatore, sfatando “Falsi Miti”, avvalendosi possibilmente del parere di esperti non subordinati ad interessi aziendali.

In questo senso la straordinaria offerta degli ultimi anni ha ridimensionato molto il problema della scelta potendosi orientare tra una vasta gamma di portatili estremamente performanti.

Non necessariamente per rispondere ai bisogni derivanti da una grave ipovisione occorrerà provvedere all’acquisto di un PC con mega – schermo…

Sfatiamo quindi alcuni falsi miti, non è affatto veritiera l’affermazione che in presenza di ipovisione più grande è meglio è perché gli ingrandimenti sono inversamente proporzionali al campo visivo. La migliore chance che possiamo offrire in presenza di ipovisus è data dall’individuazione del miglior ingrandimento lineare in rapporto al campo visivo per gestire hardware e sistema operativo con la possibilità di poter utilizzare software ingrandenti ad hoc.

Altro falso mito è dato dal pensiero che per un bambino minorato della vista la precoce introduzione del PC comporti la perdita di esperienze funzionali agli apprendimenti quali la lettura su carta.

Opportunamente guidato il bambino scoprirà di non poter toccare tutto il foglio, ma di poterne toccare una riga per volta; scoprirà che quei puntini che vanno su e giù somigliano a quelli della dattiloritmica che conosce bene, perché la usa per disegnare o per giocare a battaglia navale o per svolgere i compiti di matematica o per fare piccoli cruciverba.

Poter sbagliare e cancellare senza lasciare traccia sarà la più stupefacente tra le scoperte.

Come i PC anche i corsi di formazione, nel tempo, sono mutati nell’articolazione e nella proposta.

Per garantire la migliore offerta possibile abbiamo da sempre privilegiato corsi ad personam, di coppia o  al massimo di piccolo gruppo dovendo però affrontare costi gestionali elevatissimi in ragione dello spostamento di docenti esperti sui territori in cui risiedono gli utenti.

Dato che l’investimento dell’utente in rapporto qualità – risultati – costi è per noi cosa serissima abbiamo ideato una proposta formativa altamente innovativa che descriveremo sinteticamente per presentarne ipotesi didattica ad personam in successivo lavoro.

Per i corsi più avanzati abbiamo ipotizzato webinar interattivi e/o incontri in presenza per sedute intensive, verifiche o esame finale.

Tale proposta ha consentito di centrare gli obiettivi fissati con un margine di successo del 99% soddisfacendo largamente i richiedenti che hanno visto ottimizzare l’investimento in formazione  e i risultati.

Non possiamo affermare che questi corsi siano adatti a tutti giacché al di là dei requisiti tecnici necessari ad interagire a distanza occorre una accurata valutazione delle performance del discente a cui a prescindere dall’età sarà richiesto di interagire con un docente che non ha mai incontrato di persona. Molti penseranno nulla di nuovo, si fa da anni per i corsi in e–learning, vero per la distanza, ma non per le modalità che essendo dedicate risponderanno a:

  • obiettivi declinati in unità didattiche di apprendimento con diretta ricaduta sulle performance del discente che interagendo in tempo reale con il docente potrà chiarire dubbi porre domande;
  • giusto compito in forma di esercizio o in problem solving e non di mera ripetizione;
  • calendarizzazione dei contatti a distanza con condivisione degli spazi di lavoro.

L’ottimale ricaduta sugli apprendimenti è data dal feedback di ogni azione compiuta che diventa rinforzo immateriale positivo e facilitatore della sedimentazione degli elementi conosciuti e delle azioni compiute.

Il primo livello di alfabetizzazione informatica, scelto il mezzo più idoneo, deve riguardare l’uso di questo e le possibilità, tutte da scoprire, che si aprono alla persona non vedente.

Possono trarre grandi vantaggi dall’uso del PC anche le persone ipovedenti. Si pensi, per esempio, alla possibilità di creare testi su misura, commisurati alle reali performance di chi dovrà utilizzarli.

A prescindere dagli obiettivi programmati i contenuti devono essere chiari, ben organizzati con sequenze ed items comprendenti un numero di informazioni adeguato, in modo tale da consolidare con immediatezza l’apprendimento attraverso l’interazione, che sarà  favorita dalla stimolante necessità di prendere decisioni in contesti precisi e dalla fiducia nelle proprie possibilità.

Gli apprendimenti conseguiti dovranno essere certificati ed inclusi nel PEI (se persona in formazione), nel progetto di vita (se adulto); considerando in ogni caso la possibilità di certificare i risultati secondo i criteri di Lisbona in forma di diplom supplement.

Potremmo a questo punto affermare che il resto sta ai “più adulti” perché i percorsi di formazione hanno bisogno di formatori e docenti che sentano la necessità di adeguare in modo permanente la propria formazione non limitandosi ad osservare da lontano gli strumenti che l’alunno utilizza.

L’introduzione del mezzo informatico nel progetto di integrazione scolastica di un alunno non vedente ha una diretta ricaduta anche sulle relazioni del gruppo classe perché riguarda tutti gli alunni. I compagni di classe potranno condividere l’efficacia del mezzo adottato, perché utilizzandolo lo conoscono e sono quindi in grado di apprezzarne i vantaggi, constatando come la tecnologia supporti il loro compagno.

In questa scoperta si “costruisce” il rispetto per la fatica messa in campo dal compagno che persegue i Loro stessi scopi seppur in taluni casi con mezzi e tempi diversi.

Il rispetto per la diversità abbatte i muri del buonismo, mette in fuga il pietismo, e fa posto alla dignità di essere riconosciuti per ciò che si è, senza né lode né infamia e non secondo stigmatizzanti stereotipi.

Perché… L’integrazione non è questione  dipendente da eufemismi, mutamenti linguistici, è “cosa” di tutti e per ognuno giacché la diversa abilità, come la disabilità, l’abilità possono riguardare ogni cittadino in un qualunque momento della vita.

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